Recensioni: Pino Russo – “Darn that dream “ – Philology W 399 2
– Recensione su: Cadence – The Independent Journal of Creative Improvised Music – New York, Gen/Feb/Mar 2010 – pag.128
Pino Russo – Darn That Dream, Philology
Pino Russo in his debut recording gives us something special on Darn That Dream. It is about an hour of solo acoustic, nylon-string guitar recorded in one sitting, “live at home” without any audience but the player and his two-track tape. The guitar is closely miked, so every nuance of sound is audible, from harmonics and muted bass string thumps to the scraping on the body of the instrument. Russo plays a nice mix of standards from Django, Monk, Van Heusen and others, as well as three originals that fit in well. His work reminds me most of Jim Hall, and, when he swings, to the gentler side of Joe Pass. But like Sonny Rollins, he also has a love of quotation, as in the way he slips a bit of Rodrigo into his take on Corea’s “Spain.” The whole of Darn That Dream has a gentle, late-night kind of vibe, swinging easy, and is well worth searching out for any lovers of guitar. (Phillip McNally)
– Recensione su: AXE – Periodico per chitarristi n°150 di febbraio 2010
Pino Russo – Darn That Dream (Philology)
Pino Russo è un musicista di consolidata esperienza con alle spalle numerosi riconoscimenti. Tra questi, quelli di miglior chitarrista nell’edizione 2009 del Premio Massimo Urbani. Il suo recente Darn That Dream, edito dalla Philology, conferma le sue qualità di chitarrista versatile rispetto agli opposti confini del jazz e della musica classica. Il primo versante è certamente testimoniato dalle scelte dei brani e dalle improvvisazioni, il secondo dalla tecnica. Pino Russo usa la chitarra classica e la sua tecnica riflette i suoi studi di Conservatorio. Il programma proposto spazia tra le famose Spain di Chick Corea, le latine Brasil, Mas Que Nada, gli standard come ‘Round Midnight, Darn That Dream, Nuages, la metheniana Last Train Home, e le sue composizioni Marea, Furore e Belem.
Le qualità di Russo sono senza dubbio la pulizia ritmica, la tecnica sulle ritmiche latine (ottimo l’uso dei bassi), la pienezza del suono (il CD è registrato in diretta e in perfetta solitudine a casa dell’autore) e, per chi apprezza questo genere di cose, la mancanza di ipocriti sperimentalismi, dissonanze forzate o eccessi armonici. Senz’altro un ottimo acquisto per coloro che vogliono ascoltare un buon jazz con la sonorità della chitarra classica e nello stesso tempo rilassarsi in un’atmosfera romantica mantenendo comunque alto il livello di qualità della propria collezione di CD. (G. Valli)
– Trasmissione Radio Battiti di Pino Saulo in onda su Radio Rai 3 (01 Ottobre 2009) (www.radio.rai.it/radio3/battiti)
"Battiti" è un programma di Pino Saulo con Nicola Catalano, Ghighi Di Paola e Antonia Tessitore.
Durante la trasmissione del 01 ottobre 2009, è andato in onda il brano “Spain” tratto dall’album “Darn That Dream” edito dalla Philology Jazz Records.
Il file è disponibile nell’archivio del sito all’indirizzo http://www.radio.rai.it/radio3/podcast/lista.cfm?id=3030 (Battiti del 01/10/2009).
– Recensione su: Il Manifesto di Sabato 19 Settembre 2009 (supplemento Alias)
Pino Russo – Darn That Dream (Philology)
Ecco un disco strepitoso grazie a rare semplici virtù: padronanza del mezzo, gusto dello stile, conoscenza del passato, senza per questo adeguarsi a inutili revival. L’appartato jazzman torinese offre un album onirico per sola chitarra (classica), tra “originals” (Belem, Furore, Marea) e sette standard fra Monk, Metheny, Django e Corea, Barroso e Jorge Ben: insomma un solista dalle magiche evocazioni, soffice nella melodia, delicato nel fraseggio, memore di Jim Hall, Joe Pass, Wes Montgomery: Darn That Dream “poetico, minimalista, virtuoso”, per usare le parole di Paolo Piangiarelli che riassumono esemplarmente un’arte improvvisativa maiuscola (G. Michelone.)
– Recensione su: Chitarre n° 282 – Agosto 2009
Pino Russo
Darn That Dream
Philology Jazz
In questo cd la chitarra classica ha movenze jazz, anche se nel senso non proprio tradizionale del termine. Infatti il jazz è presente nei numerosi titoli che scorrono nel lavoro con brani di Monk, di Metheny, di Reinhardt e di altri, ma è sempre riletto con un tono acquarellato, sobrio e in punta di piedi, nella ricerca di un ponte ideale di collegamento tra chitarra classica, latina ed espressione jazz. Anche “Spain” di Chick Corea è introdotta citando il “Concerto di Aranjuez” con tanto di tremolo.
D’altra parte, siamo comunque di fronte a un chitarrista jazz e questo conduce all’inevitabile reinterpretazione dei brani, alla riarmonizzazione, all’inserimento di cellule di improvvisazione anche in solo.
Il cd è stato registrato in diretta su due tracce e senza interventi successivi, in seguito alla vittoria come primo classificato al Premio “Incroci Sonori”: un bel riconoscimento per un chitarrista che in ogni caso ha già un ampio bagaglio di esperienza, e che insegna al Conservatorio di Alessandria e presso il Centro Jazz di Torino.
Capacità e tecnica sono al servizio dell’espressione, e alcune composizioni originali completano un bel disco, immediato e di ampio spettro musicale.
Giovanni Palombo
– Recensione del CD "Darn That Dream" sul sito http://www.online-jazz.net nella pagina "Recensioni" (Maggio 2009):
Pino Russo – “Darn that dream “ – Philology W 399 2 (a cura di Gerlando Gatto)
"Grande tecnica ma sempre al servizio delle proprie necessità espressive, gusto raffinato ed elegante, perfetta conoscenza di quanto la chitarra abbia saputo esprimere in campo jazzistico, nessuna voglia di stupire ma solo l’urgenza di comunicare attraverso la musica: queste le doti principali che emergono dall’ascolto di “Darn that dream” , album d’esordio del chitarrista Pino Russo, vincitore ex aequo con il pianista Francesco Marziani, della settima edizione del Premio Incroci Sonori di Moncalieri Jazz 2008.
Come ci spiega Paolo Piangiarelli nelle note che accompagnano l’album, la registrazione è stata effettuata “in casa” subito dopo la vittoria di Moncalieri e viene pubblicata dalla Philology senza editing, correzioni o tagli come fosse una lunga , ininterrotta live performance .
Il risultato è francamente sorprendente innanzitutto perché, come si accennava, si tratta di un debutto discografico , in secondo luogo perché Russo ha scelto la via forse più difficile vale a dire quella della solo performance, in terzo luogo perché, anziché ricorrere solo a proprie composizioni, in quanto tali,non confrontabili, ha scelto di misurarsi con pezzi celebri già eseguiti da altrettanto celebri musicisti. Così possiamo ascoltare, tra gli altri, “Spain” di Chick Corea, “Round about midnight” di Monk, “Last train home” di Pat Metheny, “Nuages” di Django Reinhardt, unitamente a tre sue composizioni.
Russo se la cava in maniera egregia evidenziando una straordinaria facoltà di “entrare” in ogni pezzo per coglierne l’intima essenza: per averne una conferma si ascolti con attenzione “Nuages” , forse una delle interpretazioni più riuscite dell’intero album. (G.G.)"
– Programma Radio Anima Jazz n° 352 (Maggio 2009)
per scaricare e ascoltare http://www.animajazz.it (cliccare sulla colonna a sinistra "animajazz n.352" per ascoltare la trasmissione all’interno della quale viene recensito il cd "Darn That Dream" e trasmesso il brano "Brasil" a metà circa).